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mercoledì 18 luglio 2012

Testimonianza su don Giuseppe Tomaselli

Un gentile signore mi ha concesso di pubblicare in forma anonima una testimonianza su don Giuseppe Tomaselli, zelantissimo sacerdote morto in concetto di santità nel 1989.


Carissimi amici di don Giuseppe Tomaselli,
vi scrivo per raccontarvi quanto verificatosi recentemente nella mia famiglia.

Mi chiamo [...], sono un giornalista, ho 47 anni e sono felicemente sposato con [...], ragioniera, che di anni ne ha 42. Non avendo avuto la gioia e il privilegio di avere figli, il nostro incedere sui sentieri tortuosi della vita è stato difficile e perlopiù segnato continuamente da tante situazioni di dolore (gravissimi lutti, malattie, lunghi periodi di inattività lavorativa, ecc.) che hanno acuito, se possibile, ancor di più il già faticoso cammino.

Non voglio tediarvi con un resoconto dei fatti che hanno caratterizzato la nostra esistenza, sarebbe lungo e inutile. Mi preme, invece, riferire qui una situazione che ritengo significativa e credo direttamente connessa al caro don Giuseppe Tomaselli.

Tenderò di essere breve, ma occorre iniziare con una premessa. Ricordate quando p. Pio disse di essere un mistero a se stesso? Ebbene, mia moglie, per la sua fragile e cagionevole salute, se non è un vero e proprio mistero poco manca! Le succede spesso di avere disturbi inspiegabili, che talvolta si risolvono spontaneamente, altre con l’ausilio di farmaci, altre ancora, purtroppo, se li tiene e soffre senza conoscerne la causa. Insomma insorge sempre qualche problematica che ci tiene in ansia per un po’, disturbando la serenità familiare. Quante paure per sospetti di malattie, anche gravi, temute dai medici ma poi fortunatamente smentite… E’ così da quando era bambina! Stiamo insieme da quando lei aveva solo 17 anni e io 23, non ricordo mai un periodo di calma assoluta; mai un mese intero senza vederla soffrire per qualche acciacco.

Arriviamo al dunque. Verso settembre 2011, [mia moglie] comincia ad avvertire dolore al ginocchio destro. Col passare dei giorni il disturbo aumenta sino a rendere impegnativi i semplici movimenti e ad evolvere verso un minaccioso semiblocco. Consultiamo un bravo medico il quale prescrive radiografie in diverse proiezioni e poi la risonanza magnetica. Gli esami evidenziano: “Lacerazione verticale del corno anteriore del menisco laterale, plurifasciato il legamento crociato anteriore, borsite del recesso sovrarotuleo, sinovite patellare ed endoarticolare, tilt rotuleo, stress osseo femorotibiale interno”. Insomma una situazione complessa. E dentro con antinfiammatori, infiltrazioni di acido iarulonico, sedute di ionoforesi. La situazione però non migliora. Anzi, la deambulazione comincia a diventare difficoltosa e molto dolorosa. La chirurgia appare l’unica via d’uscita. Arriviamo alla fine di marzo 2012 ormai rassegnati all’intervento.

Prima di riferire sull’evoluzione dei fatti, è necessario una veloce chiosa. Nel 2009, a seguito della tragica immatura scomparsa per incidente stradale di mio fratello [...] (41 anni, infermiere, sposato e in attesa del primo figlio) navigando in internet alla ricerca di conforto, m’imbattei in don Tomaselli e nei suoi edificanti libretti. Me ne innamorai subito. Le parole che lessi in quei meravigliosi opuscoli mi diedero la forza e il coraggio per andare avanti. Alcune giaculatorie da lui suggerite per suffragare le anime del purgatorio, da allora fanno parte delle nostre preghiere quotidiane; bellissime e consolanti.

Torniamo al ginocchio. Verso la fine della quaresima trovo in un portale una succinta biografia di don Tomaselli, redatta da un confratello subito dopo la sua nascita la cielo. Uno scritto senza pretese, privo di riferimenti precisi e approfondimenti, senza nessun accenno al suo eccezionale carisma; un elaborato appena divulgativo e nient’altro. Tuttavia è bastato a stimolarmi e a convincermi che potevo chiedere a don Giuseppe e alla Santa Vergine di intercedere presso Dio per la guarigione della mia dolce metà. Non so se siamo dinanzi a un evento prodigioso o meno; non so neanche se posso permettermi di definire “grazia” quanto accaduto… mi limito a narrare in successione temporale i fatti, astenendomi dal formulare giudizi. Ecco:

- Settimana santa 2012. Finisco di leggere la vita di don Tomaselli e lo prego con queste semplici parole: “Io non ti ho conosciuto in vita, ma visto che hai aiutato tanta gente, chiedi al Signore che guarisca [mia moglie]. Da parte mia ti prometto che se sarò esaudito renderò tutto pubblico”.

- Ma la situazione peggiora giorno dopo giorno. Lunedì 9 aprile, pasquetta, durante la consueta gita con la comunità parrocchiale (siamo entrambi impegnati nella pastorale - lei catechista, io organista e direttore del coro) [mia moglie] ha serie difficoltà a camminare: sono costretto a sostenerla fungendo da bastone. A sera rientra a casa sfinita: ginocchio gonfio come un pallone, dolore diffuso a tutta la gamba. Tanto che all’indomani, martedì, mi chiede di contattare il medico per fissare l’intervento. La invito ad aspettare ancora una settimana e ad avere fiducia in Dio; le parlo di don Tomaselli (lei non lo conosceva), le rivelo la mia fiducia in questo Santo e l’opportunità di pregarlo insieme per la stessa causa. Ci accordammo che se per il martedì prossimo non ci fossero stati sviluppi positivi, si sarebbe sottoposta all’intervento. Ma ecco che dalla stessa sera ha inizio un netto miglioramento. Nei giorni successivi il dolore diminuisce sin quasi a sparire. Pian pian riprende le sue normali attività casalinghe e cammina senza sforzarsi.

Non posso dire che il problema sia del tutto risolto, poiché qualche piccolo dolorino ogni tanto si ripresenta… ma non è perlomeno singolare che appena iniziato a pregare don Tomaselli si sia verificato l’istantaneo cambiamento? Siamo in presenza di una grazia, nel significato proprio del termine? Forse si, forse no, lo sa il Signore! Per quanto ci riguarda ne godiamo i frutti, e continuiamo con intima fiducia a supplicare il Signore affinché glorifichi sugli altari terreni il caro don Giuseppe, come certamente lo ha glorificato in cielo.

Non avendo trovato altri recapiti e non sapendo bene a chi inviare questa mia testimonianza, spero non aver errato nel trasmetterla a voi. In alternativa vi chiedo la carità di consegnarla nelle mani giuste. Vi ringrazio con tutto il cuore per la nobile e meritoria opera che compite… non mollate, continuate a diffondere i libretti di don Giuseppe, a gloria della SS. Trinità e della nostra Mamma celeste. E soprattutto approfittate della rete… sapeste quanto bene si può fare anche sfruttando la tecnologia!

Con somma ammirazione e gratitudine.

(Lettera firmata)