Nel 1930 a Buenos Aires c'era un Ospizio di tisici, affidato alle Figlie della Carità.
Le spese quotidiane superavano le entrate, cosicché la Superiora si trovò in brutte acque. Il padrone dell'edificio era un uomo inesorabile; non ricevendo la somma dell'affitto, stanco di attendere, ordinò lo sfratto.
Si era all'ultimo giorno. La Superiora, non sapendo cosa fare, diede ordine di non ammettere alcuno a parlare con lei.
Era sera e si chiuse in camera. Qui pregò San Giuseppe con fede, affidando a lui la triste situazione.
Nella serata si presentarono al portone dell'Ospizio due Suore, di cui una era la Superiora Generale delle Religiose Gianelline di Bobbio. La portinaia non voleva farle entrare, in base all'ordine ricevuto; ma dopo insistenze chiamò la Superiora.
Si svolse questo colloquio: Sono la Madre Generale di un Ordine Religioso; domani partirò per l'Italia. Eseguisco una commissione, ricevuta quest'oggi. Qui, a Buenos Aires, risiede un italiano che mi ha consegnata una grossa somma per quest'Ospizio. Mi ha detto che intende ringraziare per le cure che ha ricevuto tempo addietro in questo ricovero. La Superiora scoppiò in pianto e disse: San Giuseppe mi è venuto in soccorso! Con questa somma non ci sarà lo sfratto! -
L'episodio fu narrato in Italia dalla stessa Madre Generale delle Suore Gianelline di Bobbio.
[Brano
tratto da "San Giuseppe - Mese in suo onore" di Don Giuseppe Tomaselli,
Imprimatur Messanae, 30 - 9 - 1962 Can. Pantaleon Minutoli Pr. V. G.]